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list In: Salute person Pubblicato da: Renzo Cattaneo

Gli estratti di tabacco fanno male?

La foglia di tabacco come tutte le "matrici vegetali" si presta ad essere utilizzata per trarne le molecole e le frazioni organiche che la contraddistinguono e costituiscono, nelle foglie del tabacco, sono contenute sia le sostanze che ne caratterizzano l'aroma, ma direi meglio il gusto, che la nicotina.

GLI ESTRATTI DI TABACCO FANNO MALE?

Leggo questa domanda in un post nel quale mi vedo taggato, è mezzanotte, un po' stanco per entrare nella discussione... Risponderò domani mi dico. Ma l'insonnia fa il resto: sono le 3:30 leggo il 3D con grande interesse e grazie alla mia insonnia decido di scrivere questo piccolo articolo. Era tempo che ne volevo parlare, direi un valido spunto per farlo ora.

La prima risposta che mi viene da dare... È un'altra domanda: perché dovrebbero fare male?

Scherzi a parte, cominciamo ad analizzare l'argomento.

Il tabacco è un vegetale

Che affermazione banale si dirà! Cerco di spiegarmi meglio: Il tabacco ed in particolare le sue foglie sono in linea di principio dei vegetali cioè organismi distinguibili per essere costituiti da cellule rivestite da una parete cellulosica. Sono autotrofi e quindi riescono a sviluppare o meglio a sintetizzare le proprie molecole organiche a partire dalle sostanze inorganiche utilizzando energia che ricavano dal ciclo della fotosintesi... ALT basta così: in queste due righe c'è una prima informazione importante: nei vegetali possiamo trovare sostanze inorganiche quali ad esempio i metalli ed minerali presenti nel terreno. Ma ad esempio l'arsenico è ovunque, nell'acqua, in quasi tutti gli altri alimenti, a partire dall'insalata, nessuno che io sappia si pone il problema di quanto arsenico ci sia in una foglia di insalata, o in una centrifuga di carote, e quanta è al massimo consigliabile consumarne in un giorno.

Detto questo parliamo solo delle foglie di tabacco, delle carote non interessa proprio a nessuno qua!

La foglia di tabacco come tutte le "matrici vegetali" si presta ad essere utilizzata per trarne le molecole e le frazioni organiche che la contraddistinguono e costituiscono, nelle foglie del tabacco, sono contenute sia le sostanze che ne caratterizzano l'aroma, ma direi meglio il gusto, che la nicotina (strana combinazione la pianta più comune di tabacco si chiama nicotiana tabacum che appartiene scherzo della natura al genere delle solanacee al pari del pomodoro e della melanzana). La differenza è che non tutte le solaneacee contengono alcaloidi come la nicotina in quantità rilevanti, nicotina che invece nelle foglie del tabacco è disponibile in modo significativo.

Quindi prendo una foglia di tabacco la strizzo, la frullo e mi piglio la nicotina! Non funziona così, tranne che se la brucio e mi inalo direttamente i prodotti e sottoprodotti della combustione con una bella sigaretta. Certo è che il prezzo da pagare per assumere la nicotina fumando è l'inalazione di un quantitativo impressionante di sostanze tossiche, cancerogene di cui noi dello svapo abbiamo parlato a lungo dicendo noi no! no!, noi no!!!.

Si diceva... La nicotina è presente ma per ricavarla devo impegnarmi ed utilizzare un metodo specifico (infusioni, acidificazioni, concentrazioni, distillazioni e purificazioni), diversamente tende a starsene li dov'è, prediligendo alcune parti della foglia rispetto ad altre.

Non succede la stessa cosa per le frazioni aromatiche che invece sono più disponibili e malleabili. Il risultato di queste considerazioni è che facilmente si possono ricavare dalle foglie di tabacco le frazioni aromatiche, ma che più difficilmente si può estrarre la nicotina i metalli o, al contrario... ecco ci risiamo: se non ci fosse di mezzo l'uomo sarebbe tutto ok!

I coltivatori infatti utilizzano generalmente fitofarmaci i produttori di sigari e sigarette effettuano trattamenti chimici delle foglie per renderle idonee all'uso: ad esempio utilizzano dolcificanti e aromatizzanti. Ma del resto credo poco importi cosa c'è assorbito nella foglia a chi mette sul mercato prodotti che portano alla morte per tumori ed altre malattie. Noi produttori di liquidi abbiamo a disposizione queste materie prime e dobbiamo subito cominciare a selezionare e scartare. Dobbiamo rilevare per precisione che la disponibilità dei fitofarmaci verso il nostro organismo è diversa se parliamo di inalazione di un vapore o di inalazione di un prodotto della combustione, ecco un'altra questione.

Lo svapo da valore alla salute, trovo quindi solo una conseguenza di buonsenso e logica porsi il problema se svapare un liquido prodotto col tabacco possa potenzialmente essere dannoso come una sigaretta per la nostra salute

Quindi ricapitolando: la nicotina non la ritrovo negli estratti ma posso ritrovarmi altre schifezze? Certamente SI!

Le estrazioni in glicole

Il processo di estrazione che abbiamo messo a punto in Blendfeel per la preparazione della linea slowVape, nei primi 2014 mi venne l'idea e progettai e realizzammo questo piccolo impianto, utilizza il glicole propilenico come veicolante lavorando sulle variazioni di pressione osmotica all'interno delle matrici vegetali. Un PLC fa funzionare l'impianto e grazie a lui possiamo decidere come fare avvenire queste variazioni per raggiungere la massima efficienza estrattiva.

Purtroppo l'estrazione non è selettiva, quindi come è vero che la nicotina viene estratta in concentrazioni insignificanti è vero che mi posso ritrovare sostanze diverse in concentrazione indesiderata, se poi il contadino ha usato fitofarmaci e non ha rispettato i tempi di carenza (cioè i tempi con il quale il vegetale trattato dal fitofarmaco è sicuro per l'utilizzo umano anche se parliamo di tabacco da bruciare ndr.) posso ritrovarmi queste sostanze indesiderate e potenzialmente più nocive della nicotina nel mio liquido.

A monte di tutto c'è quindi la selezione delle materie prime, a valle le verifiche in spettrometria di massa e non solo (ad esempio verifica cariche batteriche e metalli) dell'estrazione per accertarsi che la stessa sia "pulita".

Forse per questo più volte si è parlato di estratti di tabacco dannosi, che qualcuno riteneva (anche qualche collega per essere preciso) che noi "liquidari" "der macerato" fossimo delle specie di killer del fitofarmaco a bagno nel glicole, purtroppo a volte il non sapere fa la differenza.

È altresì vero che anch'io, quando ne ho avuto occasione, ho sconsigliato di fare queste attività in modo casalingo perché non è possibile fare un controllo di qualità post produzione ma soprattutto perché comprando il tabacco non agricolo si acquista del tabacco trattato in non si sa quale modo dal "tabaccaro". Ma del resto il vino del contadino è quello migliore, peccato se ti fa venire l'acidità di stomaco, ma è fatto con l'uva vera e pigiato a piede :-)

Ma allora parliamo di aromi

Esattamente! Anche con gli estratti di tabacco parliamo di aromi. Li vogliamo definire analogici? Secondo me ci sta: proprio perché le estrazioni non sono selettive la gamma di molecole che riescono ad essere prelevate è ampia e difficilmente ricostruibile sinteticamente.

Un MP3 è una copia compressa di un disco analogico nel quale tutte le frequenze sono riprodotte al contrario di un file che ha campionate solo quelle più significative per il nostro orecchio. Le sfumature di un disco in vinile sono impagabili per un audiofilo, per questo chi ama i tabacchi di estrazione in genere è poco predisposto a svapare tabacchi (?) prodotti sinteticamente, come è vero esattamente il contrario. Capita che un liquido prodotto con aromi naturali o di sintesi venga stranamente definito tabaccoso, ma il tabacco non si vede neppure col binocolo. Qui sta il bello dello svapo, alla fine ognuno trova quanto più adatto ai propri gusti e alle proprie opinioni.

Un prodotto sintetico è intrinsecamente più sicuro, ho scelto esattamente quali molecole usare e solo quelle (magari!). Ma c'è un problema pratico, negli aromi sono contenute molecole che necessitano di essere classificate per verificarne la concentrazione limite se no rischiamo di fare peggio.

Ditelo pure:

- Uff... Ma quanto sei noioso!

- Grazie ! Lo so !

Gli estratti naturali di tabacco quindi non sono diversi, se prodotti con alle spalle un controllo di qualità, dagli altri aromi. Le varietà di tabacco sono veramente tante, direi che la quantità è imbarazzante e pertanto si possono fare estrazioni con caratteristiche completamente diverse. Occorre capire però in prima battuta che cosa ha significato passare da una foglia di tabacco rigogliosa ad una trattata, essiccata e pronta per la trinciatura. Dobbiamo insomma capire qual'è il momento migliore e quale tipo di tabacco usare.

Una cosa è certa, una volta preparati gli estratti di tabacco, il loro uso impone un utilizzo in modo specifico relativamente a tempi di solubilizzazione e concentrazione. Su questo argomento sono stati spesi fiumi di parole, dette tante cose tecnicamente corrette ma a volte diffondendo leggende metropolitane e qualcuno anche parlando da santone Haitiano dedito ai riti Voodoo.

Però i tabacchi macerati distruggono le resistenze e quindi fanno male

Non è proprio in tema ma parlerei un poco anche di questo. Una volta prodotta l'estrazione, non mi piace per nulla e trovo improprio parlare di "macerati", è necessario procedere alla filtrazione della stessa, e anche pensare alla sua diluizione se è il caso. Quando il latakia esce dal nostro impianto assomiglia (solo nell'aspetto intendiamoci) all'olio esausto di un trattore agricolo, i trattamenti di filtrazione successivi lo portano allo stato cosiddetto brillante eliminando progressivamente le frazioni più grosse della matrice vegetale residuale e permettendo a questo prodotto di essere usato più a lungo senza necessità di rigenerare. Occorre in questo caso ottimizzare resa aromatica rispetto a durata e necessità conseguente di fare manutenzione al sistema.

Chiariamo quindi che se un tabaccoso di questo genere necessita una rigenerazione dopo 15/20 ml non significa che sia dannoso ma solo che i residui che si sono depositati sulla coil a causa della tipica caratteristica del prodotto hanno ridotto l'efficienza del sistema che alla fine produce il calore con il filo resistivo isolato da questo manicotto di materiale organico: la temperatura sale nel filo, il manicotto isola, la vaporizzazione è minore e alla fine il manicotto carbonizza rilasciando un sapore sgradevole.

Direi allora che usare un atomizzatore rigenerabile risulta la soluzione migliore, così come di regola sembra che chi utilizza questi prodotti prediliga il cosiddetto "tiro di guancia". Altro bell'argomento sul qual voglio tornare ... ci sono parecchie cose da dire!

A proposito l'immagine di riferimento di questo articolo l'ho scattata con il nostro microscopio con questi parametri:

-Estratto kentucky

-ingrandimento 1000x

-fotocamera 16Mp

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